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Terracina |
A 100 km da Roma, sulla Via Appia, Terracina è veramente la Porta
del Sole: di qui si entrava infatti nel Regno delle due Sicilie.
La terra che si estende tra Terracina e Fondi, tra il monte e il
mare, fra l’Appia e il Tirreno, è la più fertile che si possa
immaginare. I colori della terra, del cielo, delle acque, delle
vigne e degli immensi agrumeti sono di un fascino veramente
notevole. Chi viene a Terracina per il mare, non incontra un mare
qualunque, ma quello della poesia omerica, il mare di Ulisse, di
un colore tenue e variabile al variare della luce nelle diverse
ore del giorno… e la terra, per contrasto, di un forte colore
broccato e verde. Nelle sue pieghe crescono alcune tra le più
celebri viti d’Italia, matura il famoso moscato di Terracina,
realizzato con la più dolce uva del Mediterraneo. Senza parlare
dei cocomeri gloriosi, che qui si sono meritari il nome di “teste
di Cicerone” (forse a ricordo del fatto che, a pochi km da qui,
sembra sia rotolata la testa del grande oratore).
Terracina nasce presumibilmente durante la dominazione volsca (dal
VI al IV sec. a.C.), da cui il nome originario della città “Anxur”
e la configurazione allungata, ai lati di un decumano, che la
città alta conserva ancora oggi.
Divenuta colonia di diritto romano nel 329 a.C., la città iniziò
ad espandersi grazie soprattutto alla costruzione della Via Appia,
la “Regina Viarum” (312 a.C.) che da Roma raggiungeva Capua e, più
tardi, Brindisi. |

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Il Centro
Storico e la Cattedrale |





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Iniziamo la scoperta della cittadina con la visita di “Terracina alta”,
come viene comunemente chiamato dagli abitanti il centro storico, ricco di
testimonianze di epoca imperiale e medievale che si fondono mirabilmente a
formare un unico ambiente culminante nella Piazza del Municipio.
Qui, l’area del Teatro Romano, il Foro Emiliano, con l’originaria
pavimentazione di pietra calcarea, tratti dell’antica Via Appia, il
Capitolium e parte delle fondamenta del Tempio Maggiore convivono con la
Cattedrale, inaugurata nel 1074, dove fu eletto Papa Urbano II, banditore
della prima crociata.
La chiesa sorge sulle rovine del tempio principale
del Foro Emiliano; è dedicata a San Cesareo martire, gettato in mare,
secondo la tradizione popolare, dentro un sacco dal Pisco Montano (picco
di roccia).
La chiesa si innalza su un basamento di 18 gradini che già salivano
all’antico Tempio d’età romana, più altri sette scalini del portico, il
quale è sorretto da sei colonne di granito recuperate da edifici romani.
All’interno si può osservare la pavimentazione musiva della navata
centrale in stile “cosmatesco” e l’altare maggiore sormontato da uno
splendido baldacchino ligneo.
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Accanto alla Cattedrale si erge la medievale Torre dei Rosa, la torre più
alta della città, oggi sede del Museo civico.
Fondato nel 1894 da Pio Capponi, a cui è dedicato, conserva ancora
numerosi reperti (nonostante sia stato depauperato nel corso dell’ultimo
conflitto) risalenti in particolare all’epoca romana e provenienti dalla
città e dal suo territorio.
Tra i reperti ricordiamo una statua
rappresentante Zeus, copia del II-III secolo d.C. da originale greco e la
base marmorea di un monumento rinvenuta nel Foro, raffigurante
l’imperatore Traiano con dedica alle sue elargizioni. |

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Il Tempio di
Giove "Anxur" |
Dal centro storico saliamo sul Monte S. Angelo, a 227 m di
altezza, dove si trova la sostruzione dell’imponente Tempio,
tradizionalmente attribuito a Giove Anxur, da cui si gode il vasto
panorama che si estende dal promontorio del Circeo a quello di
Gaeta e, nella parte sottostante, il Pisco Montano, sperone di
roccia fatto tagliare dall’imperatore Traiano per creare
un’alternativa al preesistente percorso della Via Appia. È in
questo luogo, peraltro unico nel suo genere, che si respira
un’aria particolarmente magica, è qui che la vicenda umana
oltrepassa i limiti della storia lasciandosi avvolgere dal Mito.
La presenza di un culto sul Monte S. Angelo è attestata almeno dal
IV secolo a.C., quando vi si venerava un’antica divinità volsca
identificata poi dai Romani con Giove fanciullo (Anxur nella
fattispecie).
Il Tempio fu eretto, come si desume dall’analisi della tecnica
costruttiva impiegata (“opus incertum”), nel I secolo a.C.
Durante il Medioevo il complesso ospitò un monastero benedettino
dedicato a San Michele Arcangelo, cui probabilmente è dovuto il
toponimo ancora in uso del monte, in precedenza già chiamato monte
Nettunio o monte Giove. |
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Soltanto nel 1894 si procedette allo scavo dell’area. Vennero così
alla luce le strutture architettoniche, frammenti marmorei di
statue, due basi con dedica a Venere e una serie di piccoli
oggetti votivi in piombo, ritenuti veri e propri giocattoli
offerti a Giove fanciullo. Successivi lavori nel 1957 e nel 1966
sistemarono l’area, provvedendo al restauro delle strutture
murarie degli edifici. |
Parco della
Rimembranza |
L’altra nostra meta è rappresentata dal Parco della Rimembranza,
il primo e per molti anni anche l'unico parco cittadino, nato tra
la città antica e quella nuova, per ricordare i caduti della prima
guerra mondiale.
Quattro sono gli aspetti che compongono il Parco: paesaggistico,
archeologico, botanico e... sentimentale.
Nel lato sud est è possibile ammirare i resti volsci dei
terrazzamenti dell'antica Anxur in "opus poligonale". Tale tecnica
costruttiva veniva usata per erigere terrapieni e mura, viadotti e
sostruzioni (strutture di sostegno a costruzioni sovrastanti); i
blocchi di pietra calcarea ivi impiegati sono informi ed
utilizzati così come estratti dalla cava, senza ausilio di malta.
Stilisticamente perfetto è il cosiddetto “Tempio di Minerva” in
“opus quadratum”, altra tecnica costruttiva che utilizza
parallelepipedi di pietra. Trattasi di un muraglione di
sostruzione, visibilmente bugnato alla base e scalpellato in alto
successivamente, in occasione di qualche assalto all’acropoli, che
prende il nome dal tempio omonimo che sorgeva sul colle di San
Francesco, ora distrutto.
Negli ultimi anni, durante i lavori di ristrutturazione, sono
stati rinvenuti numerosi resti di epoca romana e pre-romana tra
cui pezzi di telai, anfore, vasi in terracotta, tessere di
mosaico, tutti conservati in un piccolo museo all’interno del
parco stesso.
Nel giardino del parco si possono osservare sia piante tipiche
della macchia mediterranea, sia piante esotiche, ormai
completamente adattate al clima della zona; inoltre, dopo svariati
scalini, si possono raggiungere splendidi angoli panoramici
nascosti.
Completa la visita una passeggiata tra lecci e cipressi, tra mura
e resti antichi, tra profumi e silenzi tali che il visitatore, in
questo luogo, può davvero sperimentare la sensazione di compiere
un viaggio a ritroso nel tempo… |

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Dopo aver visitato questo luogo di tranquillità possiamo spostarci
dalla città per andare ad ammirare in un luogo incontaminato una
bellissima cascata. |
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La Festa del
Mare |

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Tra gli eventi più belli e significativi di questa cittadina è sicuramente
da non perdere la Festa del Mare, grandiosa, spettacolare e coinvolgente
sia per gli abitanti che per i numerosi turisti abitualmente presenti o
richiamati dall’evento. In onore della Madonna del Carmine, loro patrona,
i pescatori di Terracina arrivano in mare con le loro barche festosamente
addobbate, dando vita ad una spettacolare processione.
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Nell’ambito della festa si susseguono numerosi eventi: giochi, spettacoli
folcloristici, la irresistibile sagra del pesce e per finire i
fantasmagorici fuochi d’artificio a mare. |

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La Viticoltura |
La Pianura Pontina nasce dopo gli anni '30 grazie all'intervento
di bonifica realizzato in quegli anni; dunque in queste terre non
si può riscontrare una radicata tradizione vitivinicola. Furono i
coloni giunti nell'Agro Pontino, per partecipare all'opera di
bonifica, ad impiantare i primi vitigni, importati dalle zone di
loro provenienza, inizialmente per il fabbisogno personale e
successivamente con l'intento di vendere il prodotto. Nelle zone
pedemontane invece, già venivano coltivati i famosi vitigni di
Montepulciano, Sangiovese, Nerobuono e Cesanese, per la produzione
di vini rossi e, le varie Malvasie, Bellone, Moscato di Terracina,
per la produzione di vini bianchi. Con il costante impegno delle
prime case vinicole si è riusciti ad ottenere lusinghieri
risultati. |
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Scheda
Itinerario
Terracina
"Il Mito e la Storia tra Terra e Mare" |
ORARI
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T A P P E
P R I N C I P A L I
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Note
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08.00
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Partenza da
Roma o località da concordare
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Mattino
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Prima parte dell'itinerario
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13.00-14.30
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Pausa
pranzo
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Pomeriggio
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Seconda parte dell'itinerario
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18.00
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Partenza per
Roma o località da concordare
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Quota
di partecipazione: da stabilire in base alla località di partenza, al
numero dei partecipanti ed alle modalità di soggiorno e trasferimento
Per Transfer, preventivi, richieste specifiche o
soluzioni personalizzate contattare RosiTour
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